
La Prima guerra mondiale aveva comportato, nella tragedia dei seicentomila italiani morti, anche un notevole flusso di ordini per numerose imprese del territorio impegnate nella produzione di mezzi e prodotti necessari alle forze armate, come la Carrozzeria e la Neuport Macchi, fornitrici di mezzi di trasporto terrestre e di velivoli da caccia e idrovolanti o come la Conciaria e il Calzaturificio. La fine del conflitto fu l’inizio di una grave crisi economica e sociale dovuta anche alla cessazione delle forniture belliche che comportò la riduzione degli organici aziendali, l’aumento della disoccupazione e la riduzione dei salari dovuta al ridimensionamento della produzione. Si dovette procedere alla riconversione della produzione per andare incontro alle richieste del mercato che stava riacquisendo il suo normale andamento.L’economia italiana era giunta sull’orlo della bancarotta, con i debiti dello Stato più che triplicati. La prima conseguenza fu un drammatico rincaro dei generi alimentari a cui seguirono molti scioperi nelle fabbriche e nelle campagne che caratterizzarono il cosiddetto “biennio rosso”. La reazione della borghesia trovò sfogo nel nascente movimento fascista. A partire dal 1924, la crisi economica sembrò superata e, grazie all’aumento della produzione industriale, molti credettero di essere alla vigilia di una nuova età dell’oro. Nuovi settori industriali (in particolare quello automobilistico) si svilupparono anche grazie a una nuova organizzazione del lavoro di fabbrica ed è in questo contesto che nacque il progetto di un’autostrada che avvicinasse Milano a Varese, dove tanti milanesi avevano la casa di villeggiatura.