E’ una riflessione amara che facciamo quando per vari motivi, dagli eventi meteorologici agli errori tecnici, strade e viadotti costruiti con l’ausilio delle moderne tecnologie collassano provocando spesso anche tragedie umane. Perché invece i ponti, come altri manufatti, costruiti in epoca romana resistono al trascorrere degli anni, dei secoli e dei millenni? Lasciamo ai tecnici la risposta. A noi preme rimarcare la grande capacità tecnica degli ingegneri dell’antica Roma, che hanno dotato due millenni fa la nostra Penisola di una mirabile rete di strade, le strade consolari, che hanno consentito agli uomini e alle merci di muoversi su carri trainati da animali, in tempi per l’epoca rapidi, dalle Alpi al profondo Sud. La tecnica costruttiva in estrema sintesi: sabbia e argilla sul fondo, uno strato di grosse pietre, un altro di ciottoli mescolati con ghiaia, pietrisco e calce. Su questo fondo solido ma elastico venivano poi appoggiati i lastroni di selce, lisci, per rendere scorrevoli le ruote, creando una leggera pendenza ai lati perché defluisse l’acqua, raccolta da scoli laterali. Di strade così fatte era percorso anche il Varesotto. Il centro più importante del territorio era CastrumSibrii (Castelseprio) dove si giungeva in carro da Mediolanum e dove confluiva la Via Comum-Novaria e si agganciava, a Venegonum e a Tradatum, la Mediolanum-Bilitio, cioè Bellinzona. Altra strada importante era la Mediolanum-Verbanus, nota anche come Severiana Augusta (per l’ampliamento forse promosso dall’imperatore Settimio Severo attorno al 200 d.C.), verso il Lago Maggiore e il Sempione, quindi la Gallia, secondo un tracciato percorso dai ‘romei’, i pellegrini d’Oltralpe diretti a Roma, poi riutilizzato da Napoleone Bonaparte per la strada del Sempione: Rhaudum (Rho), Parablacum, Legnano (in parte lungo l’attuale corso Sempione), Castegnate (oggi frazione di Castellanza), Busto, Gallarate, Summa, quindi Sesto Calende e Angera, da dove partiva la strada verso l’Ossola e il Sempione.