Un restauro conservativo ha tenuto in vita l’autogrill posto nell’area di servizio Villoresi Ovest, nei pressi del casello di Lainate. Quello che i meno giovani fra noi ricordano come l’autogrill Pavesi fu costruito alla fine degli Anni Cinquanta, diventando un simbolo di Milano e dell’Italia del miracolo economico. Quando lo progettò, nel 1958, l’architetto Angelo Bianchetti pensò a qualcosa che trasmettesse l’idea di futuro. Quindi disegnò tre archi autoportanti uniti a un anello centrale e formanti una sorta di impalcatura a forma di cupola, una ventina di metri più alta rispetto all’edificio circolare sottostante. Al centro, infatti, si trova il “disco volante” parcheggiato a terra in cui si trovavano il bar e il ristorante e dove un enorme lampadario a goccia pendeva dal soffitto, come si usava in quegli anni, per dare un tocco di classe a qualcosa di estremamente moderno. L’idea dell’architetto è stata mantenuta nel restauro del 2020 che, non a caso, ha ribattezzato la struttura come Autogrill 1958. Bianchetti si era formato secondo il gusto del Bauhaus e con alcuni dei suoi esponenti di spicco (Gropius, Breuer, il grafico Xavinski) aveva avuto anche rapporti diretti. In una foto lo possiamo vedere persino al fianco di Le Corbusier, durante l’Esposizione Internazionale di Parigi, tenutasi nel 1937. In lui viveva quella tradizione milanese che negli Anni Trenta assegnò al dibattito sull’urbanistica il valore di uno speciale crocevia da dove osservare i caratteri del moderno. La struttura immaginata e realizzata da Bianchetti ancora oggi rimanda alle conquiste spaziali, come se da un momento all’altro qui non solo arrivassero le automobili ma anche razzi spaziali, pronti a decollare.