L’apertura dell’Autostrada dei Laghi fu l’avvio di una graduale estensione della rete stradale italiana destinata a soddisfare le necessità di un traffico automobilistico che prese ben presto il posto del tradizionale trasporto con carri a trazione animale. Se da un lato la proliferazione di automobili, autobus e autocarri rese necessaria una costante attività dei mezzi di soccorso impiegati per assistere e trasportare le vittime dei sempre più frequenti incidenti stradali, da un altro lato le autostrade si rivelarono utili per consentire il trasferimento di pazienti da una città all’altra, da un ospedale all’altro tagliando i tempi in particolare quando dai tempi di percorrenza dipendeva l’efficacia di un intervento terapeutico. In parallelo all’evoluzione della rete stradale e autostradale si sono evolute le tipologie tecniche dei mezzi destinati al soccorso e al trasporto di infortunati e di malati. Si va dai mezzi di soccorso di base  alla “Unità Mobile di Rianimazione” o “Unità Mobile di Terapia Intensiva”, che ospita a bordo attrezzature ed elettromedicali dedicati a un’assistenza avanzata per monitorare pazienti in condizioni critiche al pari di un “normale” reparto ospedaliero di Terapia Intensiva. A bordo del mezzo di soccorso si trovano 1 o 2 soccorritori addestrati e formati a questa tipologia di servizio, un medico rianimatore e un infermiere di area critica appositamente addestrato.