Quando ricevette da Piero Puricelli la proposta di costruire la prima autostrada d’Italia e, nel suo genere, del mondo, Benito Mussolini accolse con favore l’idea e stabilì di avviare l’iter burocratico fissando in 500 giorni la durata dei lavori. Nonostante i ritardi burocratici e legali (gli espropri necessari furono più di tremila) l’ingegnere riuscì a portare a compimento i lavori in appena 15 mesi (oggi sembrano un’inezia, ma lo stesso Puricelli aveva già costruito l’Autodromo di Monza in soli 100 giorni). Meno di un anno dopo l’inaugurazione del primo tratto tra Milano e Varese, il 28 giugno 1925, fu aperto il tratto da Lainate a Como (24 chilometri) ed entro la fine del 1925 fu realizzato il tratto Gallarate-Sesto Calende, di 11 chilometri. Tempi da favola. Alla copertura del costo totale dell’opera, 90 milioni di lire, contribuì un prestito della Banca Commerciale, patrocinato da Jósef Leopold Toeplitz, patron dell’istituto di credito, lui stesso pendolare tra la sede della banca in piazza della Scala e la bella villa acquistata a Sant’Ambrogio Olona. Nel calcolare il preventivo dell’opera, Puricelli aveva fatto assegnamento su un transito giornaliero di mille auto. Poteva sembrare ottimista, in un Paese dove si contavano allora forse 50mila automobili in tutto. Ma la cifra fu raggiunta, e nel 1938 raddoppiata. Nel 1926, si contarono 421.406 passaggi di veicoli, con una media giornaliera di 1.115 unità.